Nonostante le raccomandazioni dell’ Oms, ancora pochi bambini vengono alimentati con latte materno fino a sei mesi. L’obiettivo è raggiungere un tasso del 50% entro il 2025. E anche i decessi correlati al tumore della mammella potrebbero essere ridotti (circa 20 mila casi in meno).

29 gennaio 2016
PediatriastudiosulancetEvitare almeno 800 mila morti all’ anno fra i bambini e anche 20 mila decessi per tumore alla mammella. Sono due fra i risultati più importanti che si potrebbero ottenere incrementando in tutto il mondo il ricorso all’ allattamento materno. Lo dice una ricerca appena pubblicata sulla rivista Lancet e segnalata oggi dall’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Lo studio rientra nella “Strategia globale per la salute delle donne, bambini e adolescenti” presentata a settembre dall’ Oms all’ Assemblea generale delle Nazioni Unite. Inoltre, secondo le evidenze raccolte su Lancet, i costi globali derivati dal ricorso insufficiente all’allattamento materno ammonterebbero a più di 300 miliardi di dollari.

Secondo i risultati della ricerca, periodi di allattamento più prolungati migliorano la salute materna e comportano una riduzione del rischio di sviluppare il cancro al seno: per ciascun anno di allattamento una donna diminuisce del 6% la possibilità di contrarre cancro al seno e avrebbe benefici anche contro il rischio di tumore alle ovaie.
Una maggiore diffusione dell’allattamento materno attraverso investimenti e programmi di educazione e assistenza – spiega l’Oms – permetterebbe ai Paesi di tutto il mondo di avere un impatto positivo significativo sulla salute delle donne e dei bambini. “Gli studi – commenta Flavia Bustreo vice direttore generale Salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’ Oms dimostrano che l’allattamento materno del bambino ha un impatto favorevole sulla sua crescita psichica e mentale nell’ età adulta. Per questo motivo dovrebbe essere esclusivo per i primi 6 mesi di vita del bambino e proseguito, attraverso una dieta integrata con altri cibi, fino al compimento dei primi 2 anni. I benefici per la salute sono significativi, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, a cui si
aggiungono gli effetti positivi economici attraverso la riduzione dei costi per i sistemi sanitari e quelli associati a un maggiore Qi. Ma le ripercussioni positive non riguardano solo la vita del bambino, ma anche quella della madre. La riduzione del rischio legato al cancro al seno e alle ovaie è notevole e potrebbe salvare milioni di donne nel mondo”.
Malgrado le evidenze scientifiche, alle donne di tutto il mondo mancherebbe il necessario supporto di cui hanno bisogno per allattare. I principali ostacoli derivano dal limitato o non esistente periodo di maternità concesso alle neomamme. Secondo lo studio pubblicato sul Lancet, infatti, un periodo di maternità troppo breve (fino a 6 settimane) impedisce l’allattamento materno, oppure lo interrompe troppo presto. In generale, a minacciare il corretto allattamento materno è la carenza di sistemi di
supporto tra la famiglia e la comunità, nonché tradizioni e sistemi culturali che scoraggiano la pratica.
Una “minaccia” all’allattamento materno sarebbe anche il marketing aggressivo dei prodotti sostitutivi del latte, rileva la ricerca. Secondo le conclusioni dello studio, l’influenza dell’industria dei prodotti sostitutivi del latte materno è in crescita e si stima che il valore del mercato raggiungerà gli oltre 70 miliardi di dollari nel 2019, una cifra che supera di gran lunga i soldi spesi per promuovere i benefici dell’allattamento materno nel mondo.
Nonostante le raccomandazioni internazionali che indicano che tutti i bambini dovrebbero essere allattati esclusivamente con latte materno per i primi 6 mesi di vita, questo tasso è pari solo al 35,7% dell’intera popolazione mondiale. L’obiettivo globale previsto dall’Oms per tutti i Paesi è di incrementare il tasso di allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi fino al 50% entro il 2025. “Per
raggiungere gli obiettivi previsti è però necessario che ogni Paese introduca interventi nel sistema di educazione e nei servizi per la salute. Ma soprattutto che favorisca politiche di protezione alla maternità, spazi protetti e dedicati all’allattamento anche nei posti di lavoro e politiche di regolamentazione dei prodotti sostitutivi del latte materno”, conclude Bustreo.

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